
Quando si parla di salvaguardia delle api è importante ricordare i diversi modi in cui l’uomo trae ricavo da esse: principalmente per la produzione di miele, ma anche per la cera, il veleno, il propoli e la pappa reale.
Per arrivare a produrre il miele, le api bottinatrici ingeriscono il nettare dei fiori e una volta raggiunto l’alveare lo rigurgitano, ed è poi compito delle api operaie digerire il materiale raccolto dalle loro simili, fino a ottenere il prodotto finale. Durante questo processo, il loro organismo aggiunge enzimi al nettare stesso, necessario affinché il miele possa essere consumato dalle api in futuro, come scorta alimentare per i periodi freddi dove la fioritura delle piante scarseggia.
Dodici api operaie impiegano il tempo di una vita per produrre un cucchiaino di miele, e le api bottinatrici devono posarsi su più di 2 milioni di fiori per produrne circa mezzo chilo.
Quando il miele viene sottratto alle api queste rimangono senza cibo, viene quindi usato dello zucchero come sostituto per nutrirle. Quest’ultimo non è adatto per le api quanto lo è il miele, infatti non le nutre in maniera appropriata, provocando un indebolimento ed esponendole maggiormente al rischio di contrarre malattie, con la conseguenza di addizioni di antibiotici nello sciroppo di zucchero.
Per estrarre il miele le api vengono allontanate dall’alveare tramite fonti di calore (affumicamento) o potenti getti d’aria, che frequentemente le feriscono.
Alessandra Degani